L’ex magistrato regala uno spaccato dal vivo della sua esperienza, nella spinosa realtà italiana
Nel chiostro di Palazzo Caetani, si è tenuto l’incontro pubblico in intervista all’ex magistrato Luca Palamara, diretto dal giornalista Alessandro Panigutti. Incontro di assoluto interesse per l’approfondimento di tematiche socio-politiche, e rilevante in ordine al prossimo referendum giustizia.
L’ex magistrato Luca Palamara, già presidente dell’Ass.ne Nazionale magistrati d’Italia e membro del Csm, ha posto ampi spaccati di riflessione sulle note del libro “Lobby e Logge”, rispondendo all’intervistatore dell’incontro, Alessandro Panigutti.
A.P.: “Un racconto vissuto da dentro e di assoluto privilegio, quello dei magistrati e di Palamara, artefice appunto di quello che racconta. Del sistema di collegamento tra i poteri dello Stato, la magistratura, le forze dell’ordine, la Presidenza della Repubblica, le lobby, il Parlamento.
Siamo ormai abituati dal periodo delle stragi ad un Paese viziato da una “retrologia” importante che non ci abbandonerà mai.”.
Luca Palamara:
“Penso che se si va a votare, è inutile fare un sottile distinguo. I quesiti referendari per come sono formulati richiedono una risposta che sia per tutti”.
La magistratura deve essere non solo un baluardo della legalità, ma anche contro una parte politica, laddove come in passato l’opposizione non era in grado di fronteggiare.
Oggi si parla di gestione politica dei precedenti penali, ed è un dato che sta emergendo, su vicende discutibili, che sono esempio di come la magistratura entri nel terreno della vita politica.
Questi temi e questi argomenti, a mio avviso non devono essere discussi solo nelle aule dei convegni tra avvocati e magistrati. In qualche modo la politica, quando si tratta di intervenire su questi temi subisce un condizionamento dalla magistratura.
Bisogna capire se si è creato un corto circuito, una commistione tra la magistratura e politica, e se il fatto che ci sia un magistrato al contempo politico debba essere accettato nella vita democratica del paese”.
Su quanto anzidetto, proprio il libro “Lobby e Logge” racconta anche di tale commistione, tra politica e magistratura in ogni dettaglio, tratto da un occhio esperto su tale realtà.
Sul Referendum in procinto della giustizia, con retrospezione sui temi del libro di Luca Palamara, che pongono profonde riflessioni sull’esigenza del cambiamento sociale. La democrazia, è il vero punto cardine che chiede la riforma. I cittadini possono scegliere andando a votare, e diciamo che potranno dare un indirizzo a ciò che successivamente si potrà avviare per un cambiamento.
I temi del referendum sono un input molto forte al mondo della politica, e su molti temi rilevanti: la separazione delle carriere, la modifica della legge Severino, la carcerazione preventiva, la presenza degli avvocati nei consigli giudiziari, e la modifica della legge elettorale del CSM.
Luca Palamara:
“Non sono temi decisivi ma possono dare un segnale inequivoco in unica direzione.”
Per quanto riguarda la riforma della Cartabia, l’ex magistrato non crede possa la stessa risolvere i problemi attuali, ed ogni meccanismo sotteso ai sistemi di elezione del CSM. Non sarebbe questo il tema rilevante, propulsivo e direzionato ad un vero cambiamento richiesto dai cittadini.
Effettivamente, un esempio rilevante come suggerito da Palamara, è quello relativo alle modalità in cui la politica chiama i magistrati, e nei posti di rilievo ai ministeri. Sulla base di quale meccanismo sono stati chiamati a rappresentare quel ruolo, su quali margini dettati o meno dalla trasparenza. Questo è quello che si aspetta davvero la gente di capire, in luce di una riforma della giustizia.
Nel racconto del libro, si capisce che è forte la resistenza della magistratura nei rapporti con la politica.
L’incontro ha fatto ancora una volta riflettere sui lati oscuri del sistema, le ombre, e quelli che sono i problemi radicati all’interno dei rapporti tra politica e magistratura. Quale dovrebbe essere l’orientamento ideale verso anche un distaccamento equilibrato delle carriere, in ordine e naturale ragione della rappresentanza politica, e del suo ruolo.
Verso il termine, ha ben rappresentato l’ex magistrato, l’idea di giustizia che dovrebbe percepirsi e vivere, trovando i cittadini come primi soggetti su cui poi si ripercuote ogni influenza:
“La magistratura dovrebbe essere una casa di vetro, e non con le serrande abbassate. Dove tutti possono vedere. Dove il cittadino che è chiamato ad essere giudicato, deve sapere da chi, e comprendere se e a quale corrente appartiene quel magistrato.
Ciò, proprio a fronte dei tantissimi magistrati avulsi da questo meccanismo. Non è facile spiegarlo e portarlo fuori. L’impatto sulle indagini del mondo della politica, dove il corto circuito tra le indagini e le idee, e l’appartenenza alle correnti, porta ad incidere sul meccanismo delle nomine. Quei magistrati nominati, gli stessi che avranno un riflesso sulle indagini svolte”.
di Valentina Spagnolo